mercoledì 3 agosto 2011

LA COLONNA SONORA DI UNA VITA E LA COLONNA SONORA DELLA STORIA. RIFLESSI FIN TROPPO CONDIZIONATI (da "L'Atipico" Luglio-Agosto 2011)

La storia di una vita è nient’altro che un riflesso pavloviano della Storia, intendendo quest’ultima non come un susseguirsi epico di date, fatti, grandi uomini o condottieri, ma proprio come summa delle storie di ogni vita, e quindi è un riflesso, più che condizionato (quello per cui citiamo sempre il buon vecchio Pavlov), puramente speculare; intendo cioè dire che la storia della mia vita è davanti ad uno specchio, e vede come riflesso (condizionato o no) tutta la storia intesa come storia della vita di Tizio + storia della vita di Caio etc.
E se devo immaginarmi la storia di una vita (mettiamo quella di Caio), e quindi per riflesso la Storia con la S maiuscola, non mi piace farlo pensando ad un paragrafetto con su scritte tutte le belle cose che ha fatto questo benedetto “tizio”, ma come un video o, se uno è stato un grande, un film, magari senza parlato, ma, fondamentale, con una spettacolare Colonna Sonora. Eh sì, perché ciascuno di noi ha dentro di sé un’idealtipo di quella che dovrebbe essere La Colonna Sonora Della Sua Vita. Magari è difficile scegliere Un solo pezzo, ma tutti abbiamo un cd (magari doppio, triplo, quadruplo) pronto per il-film-sulla-nostra-vita. È strano, ma è così, e se c’è chi al proprio funerale vorrebbe un gran bel silenzio, e chi (come il protagonista di Alta Fedeltà di Nick Hornby, autore che di colonne sonore e sottofondi musicali se ne intende) una bella vecchia canzone di Jimmy Cliff, comunque difficilmente, anche se non ce lo immaginiamo, non abbiamo una original soundtrack. Prendiamo un contadino, o una persona che non ha la più pallida idea di cosa sia il trip-hop o non abbia mai sentito parlare di dubstep o di grunge. Uno che l’unica musica che ascolta sia in tutto ciò che lo circonda. Vi pare poco? Ogni piccola cosa emette un suono, un rumore; il silenzio assoluto, annichilente, è una chimera, un’utopia da migliore dei mondi possibile. E quindi lui non può avere la sua colonna sonora? Eccome se ce l’ha, magari non come la mia, o come quella di Tizio, o di Caio, ma sicuramente altrettanto vera, altrettanto perfetta per il film sulla storia della sua vita.
E questo è meraviglioso, perché tutte le nostre colonne sonore, se ci pensiamo, si sommano e vanno a formare quel gran calderone che è quella della Storia con la S maiuscola, e se questa avesse una coscienza saprebbe per certo di essere impossibilitata a scegliere, Lei no che non potrebbe, la sua, perché non avrebbe la forza di giudicare più bella o suggestiva la colonna sonora di Una vita rispetto a un’altra, né potrebbe, perché la formano tanto la mia storia che quella di Tizio o Caio, o del contadino. Meraviglioso, perché se dopo una traccia dei Radiohead ce ne fosse una di Albano, nessuno tirerebbe iPod o Radio contro il muro, perché, nel bene o nel male quella è la colonna sonora perfetta per quella persona, per quell’istantanea, per quella vita. Perché ognuno avrebbe il suo ruolo, e sarebbe solo il Suo. Niente Siae, niente royalties, tutta la musica scritta e immaginata di libero accesso a tutti coloro che la vogliono.
La colonna sonora di una vita e La colonna sonora della Storia. Riflessi fin troppo condizionati.

A.B.