sabato 30 giugno 2012

Buonanotte 36 (atta a ordire un inganno)

Ancore malfissate fanno derivare navi malposte, come attimi apparentemente giusti mostrano la loro insensatezza.

Dovrebbero sentirmi, a questo punto, come sentono il vociare di masse impecorite, zelanti pascoli rumorosi, e invece il mio sussurro rimane inascoltato, come voglie che appaiono su pelli scure.

È un mondo, il mondo, di quelli fatti bene, e atti a ordire inganni (cit.) fini, studiati nei minimi dettagli, come non lo è invece questa buonanotte, una, ma potrebbero essere mille.

lunedì 25 giugno 2012

UN/A “INSERISCI UNA PAROLA” VI SEPPELLIRA’

L’Italia s’è/si desta, a ogni nuova partita dello sport nazionale, innominabile mito pagano di un paese tutto, di un mondo “parrocchiale” che si scopre incapace di mostrare altrimenti la propria natura.

E cosa sarà a seppellirci, se non il calcio, che mai come quest’anno si fa metafora economica, politica, ma che, purtroppo non lo può essere; non sarà una coppa a unire, né una partita, ma un consiglio europeo, semmai.

Illudersi, credere che sia tutto così facile, è ingenuo, e 3 PIGS contro la Merkel sembra un titolo da film-di-bassa-levatura-morale, altro che semifinale, altro che “derby-dello-spread”.

Quindi, inseriamo una parola al detto comune, ma non quella giusta, che una risata, semmai, non ci fa vedere la terra, o forse non la fa vedere a “loro”/gli altri/i nemici.

domenica 17 giugno 2012

Buonanotte 35 (a ruota sempre più libera)

Passi.
In avanti, forse, che stancano, sfibrano membra troppo fragili per rimanere erette, o perlomeno normalmente funzionanti/funzionali.

Voragini, interne, che trasformano ogni passo in lento e timoroso incedere verso un baratro sempre vicino, sempre all' erta, lui sì, eretto, lui sì che sa come catturare creature ancora malleabili.

E che passi, questo giorno piuttosto normale, come tutto del resto, qui.

E ancora cercando di demarcare un attimo dall' altro mi rendo conto della mia ingenuità, io sì timoroso nella mia ricerca di un salto al di là, nel mio cocciuto disinteresse.

Troppo credulo, troppo imberbe ancora per saper distinguere il vero, il bello, il buio, il vuoto.

Buonanotte

giovedì 14 giugno 2012

Elucubrazioni Mattutine 21 (o della normalità che appassisce)


Lungamente ho cercato di dissimulare l’evidente manipolazione compiuta ai danni di svariati me, più o meno reali.

L’ho fatto, e lo continuo a fare, per credere di dare un ordine, molto arbitrario, a deliberate voluttà quotidiane, chiudendole nella gabbia della quotidianità, dando loro lauti pasti di perbenista normalità, inquadrandole in una vita non proprio loro, non proprio mia.

Certo è proprio così che vanno le cose, cercare di adattare il proprio sé al contingente (o tale forse apparentemente); cercare di trovare una barca, non importa che sia zattera o yacht, perché si è stanchi di nuotare; salire a bordo, e dimenticarsi poi di quant’era bello stare in acqua, faticare, ma poi vedere quella luce nella quale lasciarsi andare.

Come ho già scritto e pensato molte volte, indossiamo sempre delle maschere, più o meno attinenti alla faccia che c’è sotto; le indossiamo, e molte, troppe volte ci dimentichiamo che quello è solo un ruolo, che rischia di collimare, di assumere in sé tutto, proprio per questa fatale amnesia, o volontaria scelta, chissà.

Ma ci sono dei momenti, delle notti soprattutto, nelle quali, soli con noi stessi, infine comprendiamo, vediamo, in un’ansiosa condizione di malessere, perché, magari in sogno, abbiamo visto qualcosa che ci rimanda alla vera dimensione, “smascherata” dall’abitudine e dalla noia, qualcosa che parla dritto alla nostra vera faccia, e guardandola negli occhi le sussurra la chiave di volta; il cielo si rannuvola inizialmente, ma solo per poi rischiararsi.

Forse, perlomeno per una giornata, passata poi a rimuginare e a riflettere, forse troppo.


giovedì 7 giugno 2012

Delle scarse abilità cromatiche del manicheismo (da "L'Atipico" maggio-giugno 2012

Ad essere sincero, il manicheismo non mi è mai andato giù.


Lo yin e lo yang, il bene e il male, bianco e nero, ma soprattutto rosa e blu.


La comprensione del reale mi è sempre sembrata molto più complessa di una mera suddivisione in binari, anche se questi si uniscono, tagliano, incrociano, non si trovano mai, insomma condividono spazi abbastanza fittizi e occasionali.


Così, come le donne sono sia streghe che principesse, o nessuna delle due, anche l’uomo è condannato a essere un eterno pendolo tra rospaggine e principesca attitudine.


Insomma, bando alle ciance, sappiamo tutti di avere dei momenti paludosi e dei momenti azzurro/bluastri/disneyani; la virtù, come direbbero alcuni esponenti del (già) fu Terzo Polo, sta nel mezzo.


Dobbiamo cercare di limitare l’uno e l’altro estremo, così da essere simpatici animaletti viscidi, ma allo stesso tempo bellocci nobili a cavallo; ovviamente, e anche questo si sa, tutte queste preoccupazioni sono legate all’altra metà della mela: a tutte le streghe e principesse che con uno sguardo ci fanno capire quale delle due parti interpretare.


Insomma non solo rosa e blu; in ogni caso il manicheismo non è un gran pittore, visto e considerato che questo mondo è ormai diventato una tavolozza arcobaleno, nella quale noi cerchiamo la giusta combinazione tra mille per indossare quella maschera colorata che ci tiene in vita.


Niente Yin, niente Yang, niente rosa niente blu.


Assurdamente casuale, razionalmente mescolato, fra rospi baciati e principesse con strane rimembranze di stregoneria, è questo il mondo in cui ci ritroviamo a vivere, fra pregiudizi reciproci e legittime diffidenze.