martedì 28 febbraio 2012

Precipue motivazioni del cambio di titolo del blog cui però non è seguita un'altrettanto necessaria modifica del colore di sfondo

E' tutto molto semplice.
Il nome del mio blog era fino a qualche minuto fa esattamente identico al nome del sottoscritto.
Mi immagino i commenti dei più assidui visitatori che ogni volta si trovavano sparato il nome del sottoscritto lassù in cima, e non era la cosa più elegante; faceva schifo, ammettiamolo.

Il problema è che finora avevo pensato a tanti possibili titoli, intestazioni, o quel che sono; ma niente mi sembrava rendesse l'idea di questo piccolo spazio nell'universo sconfinato del web.

Niente poteva emanare le mie sensazioni, le mie idee.
Niente mi sembrava adatto.
Niente.

Poi sabato, presenziando al concerto di Federico Fiumani, ho atteso invano una delle mie canzoni preferite dei Diaframma; ma il buon poeta/cantante/chitarrista/genio/uomoidealeperognidonna/iconanewwave/iancurtisitalianofortunatamenteconminoriistintisuicidi non me l'ha fatta.

Non ha suonato Neogrigio.
Non ha pronunciato la definitiva frase "il tuo candore sta svenando i miei giorni ferendo il bagliore della luce notturna, che si allontana in un sogno racchiuso nel buio: come una morte breve nelle stanze d'albergo".

Per me è stato un segno; un'evidente prova dell'ancor più evidente fatto che il titolo per il mio blog era lì, a portata di mano; era lì, nella canzone di uno dei pilastri della mia architettura mental/musicale.

Un segno, forse poco tangibile, ma molto chiaro, che il mio blog si sarebbe dovuto chiamare NEOGRIGIO.

Ed è perfetto.

PS: il colore dello sfondo rimarrà blu perchè ho provato il grigio ma non mi ci piace.
Mi perdonerete, seppur con una nota di palese derisione per l'incoerenza dimostrata?

domenica 26 febbraio 2012

Buonanotte 17 (o dei fium(an)i di parole)

Di ritorno da un concerto dei diaframma qualsiasi cosa dica risulterebbe banale di fronte all'incredibile fiume di parole, canzoni, poesie partorite dalla mente lucidamente geniale di fiumani.

Quindi non dirò niente di definitivo, niente di risolutamente stabile.

Come al solito, ma più coscientemente.

Del resto la notte sta per finire e io sono ancora qui a pensare a quanto appena ascoltato, compreso, vissuto.

Come se tutto il resto, incredibilmente svanisse pur mantenendo una certa dose di sensatezza.

Come se fossi stato per molto tempo bloccato da un guinzaglio e ora riuscissi a correre libero.

La forza delle parole, di certa musica è incommensurabilmente benefica, una panacea funzionalmente somministrata nel momento giusto.

Buonanotte, a tutti voi, che sappiate o meno di cosa sto parlando.

venerdì 24 febbraio 2012

Elucubrazioni mattutine 16 (dialoghi fra me e me 2)

A volte parlo con me stesso, veri e propri dialoghi; lo trovo molto rilassante, e rassicurante, sapere che chi mi ascolta sa tutto di me, e sa cosa sia meglio per me (perché è ciò che è meglio anche per lui).

- Un giorno ti sentirai veramente bene, vedrai che tutto andrà per il meglio


- Ahah, non credo che lo voglia.


- Perché?


- Sai che palle




Come già espresso nelle Elucubrazioni 15, è un dialogo forse mai veramente costruttivo, ché arriviamo sempre a compromessi mai ottimali per entrambi, a mediazioni puramente e statisticamente inesatte,  forme di controllo che uno vorrebbe esercitare sull’altro.



- Che giornata di merda


- Che bella giornata


- Che bella giornata di merda?


- (spallucce)

E’ amore, ovvio, ma è un amore alle volte conflittuale, di quelli enormemente problematici. Esempio: devo studiare: acutil fosforo e parto; poi a un certo punto…

- Ho un’idea per il blog, per la radio, per la tv, per il tuo futuro: cazzo ascoltami


- Devo studiare!


- La tua vita è più di quello, scrivi, crea, fai qualcosa


- Mi hai fregato un’altra volta

Ed è così che spesso e volentieri mi ritrovo potenzialmente in grado di fare delle cose genialmente belle, che poi tassativamente si trasformano in atto in delle mediocri forme di espressione scritta, o quel che è.

Mi è stato detto, in riferimento alle elucubrazioni 15, che questa cosa del dialogo è un po’ da psicanalisi, e sarebbe vero, senonché nella mia testa quei due stanno discutendo anche ora; continuamente; e li vedo qui sopra, l’angioletto e il diavoletto che a volte si scambiano le vesti e i ruoli.

- Oggi che facciamo, instilliamo il seme del dubbio?


- Ma sì, oggi facciamo crollare ogni residuale certezza


- No, io dicevo un piccolo, sadico, seme del dubbio


- Cattivo: allora oggi diavoletti te?


- Che lo chiedi anche?

A volte parlo con me stesso, veri e propri dialoghi; non lo trovo sempre rilassante, ma di sicuro è rassicurante, sapere che chi mi ascolta sa tutto di me, perché forse, in qualche modo, insieme cercheremo/anno di fare il meglio, per me, per noi.

- Buongiorno, mio caro


- Ciao


- Senti, sei felice della tua vita?


- Non è facile risponderti così, a botta


- E allora non lo fare


- Perché me l’hai chiesto?


- Perché nemmeno io so la risposta, ma forse la possiamo trovare insieme


- (spallucce) (sorride)



Buonanotte 16

Stelle fisse in cielo mi guardano riflesso come io osservo loro.

È notte ormai, e la luce che emanano é residuale, pura sembianza.
Qualcuno azzarderebbe pro forma. Un esercizio di stile.

Notte. Rassicurante coperta stellata che ci culli, ci esagiti oppure ci accompagni. Dove non si sa.

É come camminare a occhi chiusi, ma sapere dove andare.

La notte ci osserva come noi osserviamo lei, e quei piccoli puntini luminosi sono mille piccoli riflettori puntati su noi che dobbiamo rendergli omaggio, umilmente.

Resistere non si può.

Buonanotte

martedì 21 febbraio 2012

Elucubrazioni mattutine 15 (o dei dialoghi fra me e me)

Alle volte non è rassegnazione, e nemmeno svilimento, ma solo rimettersi in carreggiata.



- Ti piace?


    - Cosa?


- Io, te, noi, questa architettura, il mondo?


    - Non saprei, a te?


- Forse non è che mi piace, è che va così, e forse non è il modo peggiore in cui possa andare.


   - Forse.



In altri casi ti trovi a pensare fin troppo sulle ragioni, sui perché delle tue scelte, sui come avresti voluto essere qualche anno fa a questo punto della strada.



- Ehi


   - Ciao


- Ti ricordi di me?


   - Certo, come potrei scordarmi di te, sei nella mia testa


- In realtà, sei tu che sei nella mia testa


   - Oh cazzo



Ma in fondo, non ci sono premi, né vincitori, né vinti.


Quindi non è rassegnazione, e nemmeno svilimento, ma solo rimettersi in carreggiata, dopo aver sbandato un po’, soli dentro quell’auto che è la nostra testa, in quella strada che è la nostra vita.



- Mi piace questa atmosfera, mi piace questo posto, lo ho scelto perché è quello di cui ho bisogno.


    - Vuoi dire che tu, io, noi – siamo reali? Siamo scientemente qui, scegliendo quello che è meglio per noi, volta per volta?


-Sì, certo, insieme.


    - Meraviglioso


-Dunque ti piace?


    - Forse non è che mi piace, è che abbiamo deciso che vada così, ed è il modo migliore in cui possa andare.




Buonanotte 15 (o a ruota libera 3)

Tu chiamali se vuoi giri. Di parole, di testa, di ruote che passano e non le sai fermare. Di corpi che si amano.

Chiamali come preferisci.
Dettagli. Importanza assoluta-mente relativa che non sa cogliere l'effimero. Non sa guardare oltre.

Tornare. Andare
Un giro a vuoto fra le parole ti amo.
Una parentesi voluta-mente ottenebrata da foschi e lugubri pensieri che vorticano insoluti e insolubili, come a nascondere qualcosa.

Cercar,sì è la cosa giusta da fare. Qui in questa notte che gira e frulla assurda-mente che non ragioni come dovresti.

Tu chiamala se vuoi buonanotte, questa emozione non da poco dell'essere qui. Vivi.

sabato 18 febbraio 2012

Buonanotte 14 (o delle voci nella mia testa)

Scivolo come al solito nel mio letto, cercando infruttuosamente di non fare caso alle mille voci che mi girano nella testa, e che parlano delle cose più strane.

Parlano tra loro ma non si capiscono, come se la lingua di quella che discute di diritto internazionale fosse diversa da quella che commenta l'esibizione di patti smith e da quella che cerca di ricordarsi dov'ero arrivato nel libro di thomas mann che sto leggendo.

Tutto cio, com'è evidente, mi crea alcuni problemi di adattamento nel mondo reale, quello cioè al di qua, e mi rende difficoltosa la concentrazione quando serve. Si, perché le voci, oltre a non capirsi, non è che si possano vedere più di tanto e quindi via con urla, zuffe, una tragedia.

Ma quello che è peggio è che, quando dormo, sembrano invece riappacificarsi, tessendo tutte insieme le trame dei miei sogni.

Fai due giri te poi io poi lei e bla bla bla

E questo non è sano.

E poi mi chiedo perché faccio sogni strani.

Buonanotte

giovedì 16 febbraio 2012

Il Mondo Nuovo (o dell'intellettuale degli anni 0)

“Il mondo nuovo” è un album che per apprezzare/odiare/giudicare va ascoltato diverse volte.

Va metabolizzato, digerito, come (e lo è) tutti quei lavori intellettuali corposi, con un forte background culturale che rispecchiano e riflettono in sé stessi, come finestre dove entra un raggio di sole che poi attraverso il vetro cambia direzione e si vede bene; come se tutto quello che c’è dietro venisse fagocitato, e poi vomitato fuori (l’immagine non è bella, lo so, ma dà il senso di quello che voglio dire).

Il titolo lo conosciamo bene, ci rimanda a quel capolavoro distopico di Aldous Huxley , quel Brave New World che insieme ad altri ha creato in noi l’immaginario fantascientifico (proprio in questi giorni, grazie agli Air, sono stato tentato di riguardare il mitico “Le Voyage Dans Le Lune”, film questo proto fantascientifico e che, con quello che sto dicendo, non c’entra proprio niente) da futuro-stato-totalitario-in-cui-tutto-è-pianificato-nel-nome-dell’ideale-produttivistico e bla bla bla.

La premessa necessaria è che Capovilla e soci volevano intitolarlo Storia di un immigrato, perché concepito come un concept album sull’immigrazione, appunto; ma, forse, visti gli ovvi riferimenti deandreiani (storia di un impiegato) e alle accuse cui sarebbero inevitabilmente andati incontro, hanno deciso di virare verso altri lidi, sempre intellettual(oid?)i come ormai ci hanno abituati, per non evitare spiacevoli confronti (che secondo me comunque reggerebbero, se rivalutasse storia di un impiegato al costo attuale della vita).

E comunque questo album, che non ha la forza d’impatto prorompente del meraviglioso Dell’Impero Delle Tenebre né la perfezione formale di A Sangue Freddo, è una storia a sé, e di certo, anche se può piacere meno dei precedenti agli “irriducibili” del sound puramente noise del Teatro, rimane un perfetto spaccato dell’Italia di oggi, con i soliti riferimenti (soprattutto i tanto amati russi, ma non solo) intellettuali che l’amato/odiato Capovilla piazza qua e là.

È inoltre secondo me assolutamente coerente con la poetica che il Teatro ha finora portato avanti; c’è la solita preponderanza, forse qui ancora più calcata, del frontman, che però ormai ha creato un personaggio (“io amo il silenzio operaio intorno alla mia figura”) imprescindibile; accusato di essere un falso profeta, è invece secondo me uno dei pochi capaci di dire qualcosa, oggi, in Italia; qualcosa di scomodo, non con le solite parole da Festa de l’Unità (vedi MCR, Bandabardò e simili), ormai fritte e rifritte, ma contestualizzando la figura dell’intellettuale agli anni zero, con la carica di nichilismo e distruzione che ne rimane (pur se qui meno evidente rispetto agli echi di Majakowskij e E Lei Venne).

La critica si è divisa, riducendo un’opera di questo livello a un sondaggio sull’idea capovilliana, accusata di non essere più così chiara o magnificata come summa di faber + battisti oggi.

Io credo, citando il caro Emilio Banchetti, che il mondo nuovo sia un album antropologico, nel complesso senso che gli dà il Teatro di analisi sociale di un fenomeno, l’immigrazione, che in Italia assume determinati significati.

Un album che forse nessun altro, oggi, in questo paese, si permetterebbe di fare; non sarebbero in grado, né liricamente (soprattutto) né musicalmente

.

Qui dentro ci sono i Melvins, c’è Dylan, c’è Artaud, c’è Pasolini, c’è Huxley; soprattutto c’è Capovilla, c’è il Teatro degli Orrori, a assorbire tutta questa luce e a trasformarla, rendendola simile al buio fumoso e luciferino (non nel senso di portatore di luce, sarebbe un ossimoro non necessario) che si respira nei loro concerti.


mercoledì 15 febbraio 2012

Un divano è quello che ci vuole (da "L'Atipico" Gennaio/Febbraio 2012)


Sono più o meno sempre stato uno sportivo.
Come già scritto e detto anche su queste pagine, ho nuotato a livelli piuttosto buoni per molti anni della mia vita.
Poi a un certo punto ho deciso che le mie esigenze erano cambiate, ho deciso che forse la mia vita doveva e poteva essere di più di un bagno di due tre ore al giorno,
Avevo grandi idee, grandi progetti, e mi sono ritrovato un modo solo per realizzarli: il divano.
L’eterna lotta tra sport e divano è dunque stata per me nettamente impari: prima solo sport, poi solo divano, niente vie di mezzo, niente alternative.
Devo dire che come prima ogni tanto sognavo il divano, lo idealizzavo a fini anche meramente votivi (?) adesso (dopo l’età dello sviluppo) lo giudico, lo ritengo responsabile della mia deriva fisica e, perché no, anche mentale.

Quella specie di oggetto perfettamente progettato come un imbuto, che ti attrae a sé e ti tiene fra le sue grinfie cullandoti mentre guardi un film, ascolti musica, pubblichi cazzate sui social network.
È una forma di amore/odio, non vorrei ma finisco sempre lì, e restarci è quello che in quel momento mi serve, anche se non riesco mai a trovare una posizione adatta, ché quando succede è l’ora di alzarsi.

Strane leggi del cosmo, stai nel tuo divano per ore, fino a quando hai raggiunto l’armonia dei sensi (per Homer sarebbe la conchetta formata dalle chiappe, formatasi dopo anni di duro lavoro) ed è proprio quello lì il momento in cui qualcosa di catastrofico accade.
Che sia lo squillo del telefono assurdamente e erroneamente posato troppo in là, o la cena che è pronta o altre mille cause e concause.

Ché poi il divano a esser più seri potrebbe essere metafora dell’amore, della felicità.
Tutte cose che ti attirano e non riesci mai a dire di no; poi, quando le hai raggiunte, accade qualcosa e via, devi fuggirle, ti devi alzare da quel divano che non può né deve essere esclusivamente la tua vita.

Sto scrivendo davanti al computer, su una sedia e qui accanto vedo qualcosa che mi sta chiamando a sé.

Non resisto, addio.

Elucubrazioni mattutine 14 (o della deriva sanremese degli italiani)

Io non ho visto Sanremo, né lo guarderò, ma in questa settimana tutti, anche e soprattutto critici e intellettuali insospettabili sembrano sintonizzati solo su quello sprazzo di trash, populismo e musica sempre uguale a sé stessa da tempo immemorabile; tutti lì, per poi magari lodarne l’anima pop(olare) e massiva, oppure criticarla, ma poi sempre e comunque con la televisione accesa proprio in quel canale.

In tempi di vacche magre, con un Super Mario che bacchetta l’olimpiade (nessuno l’avrebbe fatto, ammettetelo, politici “veri” – e doveva proteggere i poteri forti?), è davvero necessaria questa specie di baracconata del peggio del nostro paese?
È davvero necessario riproporre sempre i soliti quattro “vecchi” volti noti che ripetono sé stessi e mai si evolvono, impomatati pseudo vati che alla fine non hanno mai niente da dire, se non farsi profeti della finta provocazione, magari facendo una patetica summa delle dicerie da bar, del populismo alla grillo, della reticenza a tutto ciò che è modernità?

Lo scollamento col paese reale è ormai immensamente grande, ma le persone comuni sembrano non accorgersene, visto che comunque siamo a cifre di audience paurose, ed è questo il problema; guardare Sanremo nella mente degli italiani è l’essenza stessa dell’esserlo, italiani.

Quello che va in onda lì in questa settimana, nel bene e nel male è quello che siamo, è il nostro peccato originale, e hai voglia, Mario, a voler cambiare l’Italia, ma gli Italiani è da Cavour che vanno fatti, e non sarà affatto facile.


Buonanotte 13

Notte breve, quella che mi aspetta.
Lo spazio concesso. Dovuto. Forse è quello necessario.

Tempi. Ore. Attimi. Consuetudini per definire gli spazi vuoti, quelli che riempiono i varchi fin troppo larghi stanti fra quello che accade in realtà. Quello che fa sentire vivi.

In fondo basta poco. Una buona compagnia. Un bel disco o libro. Il lavoro e le mille cose he frullano nella testa, che in pochi capiscono e che in notti come queste rimbalzano come se fossi un formidabile giocatore di flipper (qualcuno ha detto pinball wizard).

E così buonanotte a chi è ignaro, a chi sa e a chi se ne frega.

martedì 14 febbraio 2012

Buonanotte 12 (o a ruota libera 2 o pre S. Valentino)

Guardarti e perdersi.

Com'è facile chiudendo gli occhi immaginarti, talmente facile da essere quasi reale, come la tua figura che si staglia qui. Ora.

Esistere è necessità, vivere è virtù, ma come è bello il mondo ora che chiudendo quegli occhi coi quali distinguo i sogni dal mondo vero ti vedo qui immaginifica e incredula.

Adesso, qui, mentre accosto lettere, simboli fonetici che non riusciranno a esprimere quello che sento, provo un senso di pace.

Chiudendo gli occhi. Ora, mentre sussurro buonanotte.

lunedì 13 febbraio 2012

Giornate tutte d'un fiato (dalla Grecia a Pinterest)

Le giornate scorrono come pagine di un libro scritto molto bene, si fanno aggredire.
In tutto questo, sullo sfondo, le cose accadono, è tutto contestualizzato, ma da qui non ci si accorge di niente.

Mentre ieri scrivevo su questo blog, la Grecia bruciava, la rabbia esplodeva come se fosse stata trattenuta troppo a lungo, troppo forte, come se il fiato fosse stato trattenuto per anni, decenni, per poi uscire sotto forma di un urlo imponente.

E' difficile anche rendersi partecipi, o credersi tale, seppure in un mondo sempre più collegato, connesso, mentre è facile capire come le persone che ieri hanno buttato giù una citta siano quelle che la vogliono morta, come vogliono morta l'Europa tutta.

Ma la distruzione, la violenza fine a sé stessa, è veramente una soluzione accettabile nel mondo che vogliamo creare? E' quella la vera, nuova rivoluzione, o lo è invece il credere che un'Europa e un mondo veramente unito siano una via possibile, un mezzo per capire finalmente chi siamo?

Certo quello che ho detto è banale, forse un po' utopico, e molti obietteranno che era un popolo stanco di essere oppresso a protestare, che quella violenza è il risultato di politiche sbagliate, che l'hanno voluto i palazzi.

Bè, premesso che da qui è facile parlare, ma è sempre andata così finora, e siamo al punto dove siamo.

Ci vuole una svolta. Un cambio culturale.


Tornando a me, stavo paragonando le giornate a libri, a quei libri che leggi tutto d'un fiato, e che arrivi in fondo e da una parte ti senti sollevato, dall'altra vorresti iniziare di nuovo, da capo, perché sai che lì dentro c'è condensato qualcosa, che è solo lì.

Certe giornate sono così, anche se le cose accadono senza che tu te ne renda conto...


PS: Pinterest attivato, sembra buono, graficamente ottimo; l'idea di una bacheca dove pinnare (puntinare) le cose è molto interessante, e potrebbe funzionare.

domenica 12 febbraio 2012

Buonanotte 11 (o dei rituali preesame)

Domani ho un esame; come ormai avrete notato, sono una persona molto attaccata ai rituali; pur non credendo necessariamente nella scaramanzia, mi piace la ripetizione di certi gesti, abitudini, e, anche se certe volte poi la aborro, in realtà non riesco in nessun modo a farne a meno.

Parlo di una serie di gesti, cose che faccio, cui ho dato ormai un valore molto più grande del mero simbolismo che in realtà ricopro; ne è la prova lampante anche questo stesso blog, nel quale ogni giorno (quando ci riesco) o quasi, pubblico perlomeno una Elucubrazione mattutina e una buonanotte.

Quindi, visto che, come ho già detto, domani ho un esame, e prescindendo dalle mie previsioni (attualmente non così rosee), devo, assolutamente seguire il mio rituale, perché così ormai faccio sempre.

Dunque la base del mio rituale è: a letto presto, molto presto. Su questo pilastro poi va appoggiato sopra un capitello di ovvio (anche un po’ inutile devo dire) ripasso/sfogliatura incredibilmente veloce del libro/appunti/quel che é.

Il tutto sarà, come da due anni e mezzo a questa parte, bagnato e inebriato da una innocua,  preparatoria, insipida camomilla.

Quindi, visto che il ripasso (mooolto inutile stasera) è quasi concluso, io intanto dico buonanotte

, nell'attesa preparatoria dell'usuale camomilla+letto.

Adios

Per dirla con un hashtag (twitter sei sempre nel mio cuore) piuttosto abusato di questi tempi: #offline


La sinistra reazionaria da Piccolo a The Artist

Ha stimolato in me molto interesse l’articolo di Francesco Piccolo sul Corriere.it che molti di voi avranno letto vista l’enorme diffusione mediatica che ha avuto su twitter e (in misura minore) su fb

.

In pratica Piccolo sostiene che la sinistra di oggi (quella in particolare di Franzen e The Artist, con risvolti da ceto medio riflessivo) sia diventata reazionaria, con una particolare predilezione per l’opposizione incondizionata al nuovo che avanza, in qualsiasi forma esso si presenti.


Dunque, che siano riforme dell’organizzazione statale o che sia il ritorno al sonoro, i nuovi reazionari starebbero sempre dalla parte del “vecchio”.

Premetto un paio di cose: io (alessandro berrettoni) adoro Franzen, e trovo i suoi romanzi non affatto riconducibili a una dimensione meramente reazionaria, ma piuttosto critica di quell’immobilismo che tanto ha fatto del male all’America e al mondo (vedi Le Correzioni); pare, dettaglio non irrilevante, che ora si sia dato al birdwatching e che si opponga agli ebook e agli iphone, ma questa è una presa di posizione non necessariamente incongruente col suo percorso letterario; ma prenderlo come bandiera della reazione, come must della nuova sinistra lo trovo non corretto.

Lo stesso problema c’è con The Artist; è vero che i reazionari si affezionano a Valentin per la sua ostinazione, per il suo essere vecchio e quindi fascinoso e simbolo di quello che non c’è più, come le vecchie librerie dove si sente l’odore dei libri etc etc, ma io credo che la chiave di lettura di the artist sia invece opposta: alla fine il vecchio, ostinato muto, accetta il progresso, il sonoro e ne prende parte.

È certo vero che la “nuova” (ahahah) “sinistra” (ahahah) abbia una certa predilezione per tutto quello che c’era una volta e adesso non c’è più, un’adorazione incondizionata verso un passato idilliaco (che poi lo era? Mah), e che in definitiva, e questo lo credo fortemente, questa idea del si-stava-meglio-quando-si-stava-peggio ha rovinato sempre e comunque il nostro paese, in una morsa in cui ognuno, stando dove sta, fermo e immobile, ci guadagna; uno stritolamento di tutto quello che è nuovo che ha portato la suddetta sinistra (ahahah) a scollarsi definitivamente dai giovani e dal mondo nuovo.

Però credo altresì che The Artist dovrebbe essere proprio preso come monito: il progresso arriva, inesorabilmente e fortunatamente. Sta al “vecchio”  appoggiarlo; le reticenze iniziali scompaiono con la presa di coscienza di essere arroccati dietro ideologie ormai sepolte, e cercare di evolversi.

Con questo concludo dicendo con umiltà che in definitiva sono d’accordo sul concetto che Piccolo esprime, ma credo che l’ottimo (secondo me) film The Artist non debba essere letto solo come un’apologia incondizionata del vecchio che non c’è più (come invece i nostalgici intendono forzatamente), e scusandomi con un professionista come Piccolo per la mia innocua nota.

Dunque la nuova sinistra è sì reazionaria ma si accorgerà, prima o poi, che è stato un danno, incommensurabilmente grande esserlo, chiudendosi al benessere e alla vera rivoluzione del nostro tempo, che è la tecnologia, il progresso.



Buonanotte 10

La decima buonanotte su questo mio piccolo spazio sull'universo sconfinato e impareggiabilmente democratico che è il web,2.0 o quel che ne rimane, in un'ottica di perenne e necessaria evoluzione che lascia sempre atterriti, un passo indietro.

Evoluzione nei modi e nei tempi di fruizione di arte, musica letteratura, opinioni.

Singoli individui come pezzi di un puzzle incredibilmente grande e difficile da comporre, che se qualcuno ci riuscisse potrebbe essere qualcosa di molto vicino a dio. Se ne esiste uno capace di farlo, che forse sono proprio i pezzi stessi a doversi cercare, creando l'immenso trovandosi.

Perciò la decima buonanotte è un augurio, una speranza malposta vista la grande diffidenza del sottoscritto verso il genere umano tutto.

Ma forse sono io che sono prevenuto.

'notte

venerdì 10 febbraio 2012

Elucubrazioni (ormai-quasi-non-più-tanto) mattutine 13

In effetti sono in ritardo mostruoso con la tabella di marcia usuale, anche e perché questo post oggi non era previsto; mi ero prefissato di studiare, studiare, studiare visto che lunedì ho un esame, ma, tant’è, sarà l’ansia da blizzard, sarà il sonno perennemente presente, sarà ormai il desiderio di sentirsi sempre più coccolato dalle persone, insomma, alla fine ho ceduto.

È quindi giustificato così il mio ritardo in queste elucubrazioni che oggi sono meno mattutine, più una sorta di aperitivo al pranzo che fra un’oretta consumerò.

La giornata si è aperta con il solito “giro” di social network e di skytg24 per il minimo di informazione necessaria a tenermi con la coscienza a posto per qualche ora, finché non leggerò qualche tweet preannunciante catastrofi/blizzard (parola del giorno)/morte di papa (si parla di un complotto - notizia riportata dal FQ questa mattina) e allora correrò ad approfondire, perché, si sa, oggi bisogna essere sempre “sul pezzo”, aggiornati costantemente, altrimenti bau, out, stop, crash, argh.

Perciò concludo queste elucubrazioni stranamente non più tanto mattutine, con l’augurio e la speranza di non essere troppo blizzardati di notizie su Roma capitale con 1 cm di neve, ma sperando che l’informazione, quella vera, ci renda partecipi di quello che accade in Siria, piuttosto che di astruse teorie complottistiche su Papa-Ratzi

.

Bye




Buonanotte 9 (o dell'odio)

Provo un certo odio verso molteplici situazioni, eventi, cose che accadono, ma in realtà la visceralità, quella "di pancia" la raggiungo esclusivamente con alcune, molte persone.

Sono infatti spesso accusato di odiare tutti facendolo pesare, ma è più forte di me. Non resisto. Lo sdegno mi assale come se fosse edera geneticamente modificata.

Odio l'ignoranza palesata, ma ancor di più odio chi fa finta di nasconderla dietro occhiali di finto sapere riverberato su di sé con una facile operazione di ritocco superficiale.

Odio chi si spaccia per ciò che non è, odio la latenza di chi vive sulla banalità e chi ha truccato la propria stupidità da semplicità, da le piccole cose rendono bella la vita.

Illusi. Certo non sono nessuno per giudicarvi, arroccato come sono in prodromi intellettual-culturali che si trasformeranno ed evolveranno.

Ma di certo una cosa la so e la posso dire. Vi odio.

Buonanotte

giovedì 9 febbraio 2012

Buonanotte 8

In certi momenti è difficile constatare il prima e il dopo.

Accade qualcosa di destabilizzante, ma nessuno te lo dice.

Ci vorrebbe il foglietto illustrativo, a consigliarti, a avvisarti su controindicazioni e sovradosaggi.

Ma qui le cose succedono. Punto. È come quando una costruzione costata tempo e sudore improvvisamente decide di crollare. Non c'è un perchè, non c'è un prima né un dopo. Esiste solo quel momento, eternizzato e protratto nel tempo, che ti fa pensare, ti corrode come se tutto quello che sei stato possa da un momento all'altro fatalmente venire meno.

Catastroficamente parlando.

Prima e dopo. Concetti falsamente idolatrati; divinità iconiche, le quali forzatamente scandiscono tempi e modi del tuo essere.

Sto esagerando e come al solito niente conclusioni. Solo domande, pensieri, inutili viaggi mentali.

Buonanotte.

mercoledì 8 febbraio 2012

Elucubrazioni mattutine 12 (emianoptico)

È come se fossi in uno stato di emianopsia, ci vedo parzialmente, a metà.

Sono limitato, dai miei mezzi: non ho la piena coscienza di quello che c’è, dell’esistente che mi circonda, che mi dovrebbe penetrare e possedere, instillandomi la volontà di approfondirne la conoscenza.

Forse in realtà sono io che non voglio; lascio che le cose mi scivolino addosso, come se avessi un impermeabile per la vita, come se non mi riguardasse, come se tutto questo fosse un film con me stesso, allo stesso tempo attore e spettatore.

Attendo quindi pervicacemente il passo successivo, più per curiosità che per reale interesse, più per l’istinto primordiale di guardare che per quello naturalmente innato di vivere.

Lo spettacolo deve continuare, regola validante anche per la vita, una vita, che spesso non è altro che una forma forse più pura, del calcare una scena, di recitare sé stessi, di esserlo, consciamente o no.

Stamani le mie consuete elucubrazioni sono piuttosto confuse (più del solito).


Buongiorno.


martedì 7 febbraio 2012

Buonanotte 7 (a ruota libera)

Resto fermo. Immobile.
Ti guardo affaccendarti mentre io non riesco a dirti niente.
Parole come carezze, per una notte che non stanca nè riposa. Accompagna.

Immobile. Una bella statuina mal forgiata, ti guardo e ti sorrido, come se riuscissi a vederti. Come se non ci fosse niente.

Esco e l'aria cristallizza le gemme preziose del tuo sguardo incastonato nel mio.

Come lancette ci muoviamo, una più lenta una meno, ci rincorriamo, con la pretesa di raggiungerci e in realtà siamo già uniti.

Elucubrazioni mattutine 11

Lo straniero o uomo enigmatico di Baudelaire direbbe che l’unica cosa che ama sono le nuvole, che passano lontano.

Certo è che quando si parla di amore non inteso come sentimento eterno ed etereo verso un’altra persona, si rischia di cadere spesso nel banale, oltre che in accuse di materialismo spicciolo.

Ma si può amare l’inanimato? Possiamo attaccarci a tal punto a oggetti, o addirittura, come nel caso dello straniero del poeta “maledetto” a cose visibili, ma nemmeno tangibili?

Ovviamente, come al solito, mi pongo domande, quesiti fin troppo importanti, forse prendendomi troppo sul serio, e arrivo al punto che mi chiedo che senso abbia imprimerle su un foglio, dar loro una fisicità anche solo virtuale, renderle ordinate, mettendole nero su bianco.

Certo il senso di tutto questo non è trovare risposte a domande finanche comuni, forse è solo farsi delle domande, pensarci, rifletterci e, girandogli intorno, arrivare a limare il circostante per renderlo a misura nostra, affinché le troppe domande (molte forse inutilmente poste) diventino poche certezze (alcune forse inutilmente scovate).



Amare le nuvole, perché passano e perché meravigliose, è certamente premura nobile di uno straniero baudelaireiano, che, solo nel mondo, alza lo sguardo e le vede là, imperiose e necessarie; la sua vita dipende anche da loro.

È forse anche questo l’amore: non riuscire a prescindere da qualcosa, o da qualcuno: essere totalmente, e completamente, nelle sue mani, nella sua volontà, che spesso è contingenza.





lunedì 6 febbraio 2012

Buonanotte 6

I pensieri si sovrappongono, formano un puzzle forzatamente concluso, non mi permettono di fare niente che non sia assecondarli, renderli più forti.

È come un castello di carte, i primi due piani è facile costruirli, ma poi quando aumentano tutto crolla, tutto è caos, indistinto, non meglio definito.

Stasera pensieri troppo alti e scollegati (citazione per intenditori musicali e non solo) mi rendono infruttuoso mentalmente, diversamente dal solito mi confondono, invece che chiarirmi le idee.

Perciò buonanotte, la chiudo qui.

Elucubrazioni mattutine 10

Un’altra mattina, un altro giorno che inizia, la sensazione straniata e straniante di non sapere bene ancora chi siamo, dove e perché, sensazione che in effetti si riflette spesso anche nella vita che normalmente conduciamo da pienamente svegli, attivi, coscienti.

È bello svegliarsi ancora sognando, e attivare pian piano le percezioni, i sensi, gli arti.

Svegliarsi e capire tutto, non capendo niente, paradosso chiaramente e concettualmente sbagliato ma che rende bene l’idea di quello che ognuno di noi prova la mattina, parte della giornata spesso vituperata, considerata minormente affascinante della notte, ma che invece a me risulta particolarmente stimolante, ricca di vita, di luce.

Quando, appena svegli, siamo ancora confusi, fra l’eco dei nostri sogni più strani, e quella della sveglia che suona imperterrita, rivendicando il suo non irrilevante ruolo nella società: è quando capiamo come andrà la giornata, che piega prenderà, indipendentemente da tutto, da tutti.

È come se il nostro letto fosse un caldo ventre materno dal quale dobbiamo uscire, e lo vogliamo, dal quale si forma tutto quello che siamo: sta a noi rendergli omaggio: vivere oggi, finché la giornata non muore.


Buonanotte 5

Torna la vita di sempre, si scioglie il ghiaccio di una settimana ancor più intimistica del solito.

L'isolamento porta alle riflessioni più varie, a pensieri normalmente interdetti, bloccati fra gli impegni quotidiani che si accavallano.

Solo in periodi brevi e particolari come questo escono fuori, portando con sé fiumi di collaterale desiderio di uscire dal proprio io e diventare il nonplusultra.

La creatività non è mai fine a sé stessa, ma si porta appresso letti vuoti di fiumi ormai prosciugati.

É sentirsi potenti, ma non esserlo.

L'ennesima buonanotte.

sabato 4 febbraio 2012

Buonanotte 4

Le idee non mancano, la voglia nemmeno.
È il tempo che forse scarseggia.

Quella finitezza formale delle 24 ore al giorno che frena, ti fa sembrare limitato, perituro come in fondo sei.

Credo nella forza dell'umano, nella perfezione di meccanismi neuronali forse anche difettosi, ma comunque capaci di viaggiare oltre la realtà, oltre la tangibilità di un mondo comunque finito, limitato.

Rendersi conto di essere potenzialmente senza limiti, ma attualmente impossibilitato dalle categorie preimpostate è ritrovarsi a parlare di niente, seduti su un vortice bollente.

venerdì 3 febbraio 2012

Gus, stasera t'è andata bene!


La compagnia di Gus Van Sant concilia l’autocompiacimento rispetto all’autodistruzione: il mio nome è harvey milk e voglio reclutarvi tutti, il suo film forse più adatto al grande pubblico, sicuramente non il suo migliore, ma un classico, perfetto phamplet su di un personaggio sul quale Sean Penn calca forse un po’ troppo la mano.

Certo qui non stiamo parlando degli sperimentalismi visivi di Last Days, o dell’essenzialità funzionalmente appropriata di Elephant: stiamo parlando del suo film forse più convenzionale, nel trattare un personaggio invece fortemente anti.

In ogni caso è interessante vedere che fra poco, al termine di Milk, in onda su Raitre, ci sarà Psycho su rete4, quello Psycho che Van Sant stesso aveva “reinterpretato”, citando/copiando il maestro Hitchcock.

Gus, stasera t’è andata bene!

Breve parentesi autopromozionale

Come chi mi conosce sa, non sono uno che ne sceglie una e fa quella.
Forse questo mio interesse nell'impegnarmi all'inverosimile, avventurandomi a far bilanciare tutto deriva da quando giovane nuotatore mi trovavo a stare più di tre ore al giorno in piscina, e a dover conciliare questo "lavoro" con scuola e numerosi vari interessi.

In seguito questa mia abitudine è proseguita, fino a raggiungere i livelli attuali: mi alterno infatti tra la mia facoltà di Scienze Politiche a Siena, la piscina dove ogni tanto lavoro (ora ogni tanto), RadioZio (la web radio a cui partecipo con Coffee Show e Le Parole Sono Importanti, per ora, e che potete ascoltare da questo blog) e Linea Uno, "la tv della Valdichiana", redazione televisiva locale di Castiglion Fiorentino, dove sto terminando il mio stage, e con cui collaboro; inoltre ogni due mesi scrivo per "L'Atipico", rivista culturale di Castiglion del Lago, e tutti i giorni o quasi su questo blog.

Ecco dunque il mio primo servizio televisivo, realizzato proprio per L1 e andato in onda il 23 gennaio scorso: Cortona: il mattatoio comunale fattura 650mila euro

Per le altre mie "cose" contattatemi qui, su fb o su twitter!

Adios

Elucubrazioni Mattutine 9

La settimana sta per arrivare al termine; siamo alle porte di un nuovo, incredibile, indimenticabile weekend.

Non riesco a frenare l’entusiasmo, chissà cosa mi aspetta!

In realtà, un’altra “caratteristica” molto “mia” è lo scarso entusiasmo rispetto a quello che invece rende apparentemente gioiosi, pieni di vita i miei coetanei: la speranza ingiustificata riposta in eventi che poi fatalmente rovinano le aspettative, che però per me non sono mai riducibili a una serata in discoteca, o a una pizza fuori.

Sono sempre stato difficilmente accontentabile, e questa mattina penso che il mio weekend seguirà normalmente il suo corso: non andrò a rimbambirmi né a strafarmi, andrò dove andrò, e sicuramente non mi accontenterò; ma sarà comunque giustamente bello accorgersi che il desiderabile è a portata di mano, ma non per questo bisogna abbassare l’asticella dell’entusiasmo, accontentandoci di riporre tutte le nostre speranze verso inutili giri a vuoto di lancette; il tempo scorre, mentre noi parliamo, scriviamo o “balliamo”, quindi voi accontentatevi pure, che io mi tengo il mio sdegno, la mia diffidenza, il mio cinismo (non è la parola giusta ma non sapevo che dire per concludere la “trinità”).



giovedì 2 febbraio 2012

Dexter 6

Ennesima serata "bloccato a casa" dal maltempo, di cui ormai ho già parlato e straparlato.

Attendo dunque l'inizio della seconda puntata della sesta stagione di Dexter su Sky, serie che ormai ha raggiunto uno stadio di quasi perfezione a-la-lost da cui è difficile prescindere, e che in streaming è già finita, ma di cui non ho potuto terminare la visione online visti i notevoli problemi tecnici di cui solo chi va-a-pennina può sapere.

Il serial killer di serial killer è ora alle prese con uno degli assi portanti del suo "dark passenger": l'ateismo di D.Morgan è seriamente messo in discussione? Ai dubbi amletici (visto anche il rapporto dell'ematologo forense più famoso del mondo con gli scheletri) del nostro seguirà una conversione, qualcosa di divino che possa spiegare, giustificare il male, il bene, e il loro stretto e inestricabile rapporto?

Le domande, come al solito all'inizio di eventi di portata mondiale come questi, sono tante; le risposte non saranno forse chiare, ma la speranza non muore mai; non la uccide nemmeno il serial killer più spietato.


mercoledì 1 febbraio 2012

Buonanotte 3

Stasera il freddo impone un'ingresso prematuro nel letto, accogliente, "calorifero" luogo in cui i nostri pensieri diventano sogni.

La notte non sembra promettere la necessaria tranquillità, ma forse sarà sufficientemente anonima, comune, come le ultime, dalle quali non è sortito niente di particolarmente rilevante.

Buonanotte.

Causa Maltempo

Facebook è un esperimento sociologico/comportamentale che nessuno mai avrebbe pensato!
Tutti si sentono in grado di commentare qualsiasi evento politico, ricorrenza storica, scoperta scientifica o morte-di-chiunque come il maggior esperto in materia, come chi sa di quello che parla!

Twitter in questo è molto più "citizen-journalistic", forse anche per le persone che ci girano, molte meno ma molto maggiormente attive e interessate a quello che stanno dicendo.

Ma una delle cose che più commentano, vituperano, di cui parlano i facebookers (compreso il sottoscritto) è il maltempo, soprattutto la neve.

Tutti ormai siamo portati necessariamente a commentare ogni singolo evento sui nostri social networks preferiti (vedi il post al riguardo su questo blog "sfoghi serali"), ma il maltempo, soprattutto la neve, che dalle nostre parti è quasi una sconosciuta, ha ripercussioni gravi sulle bacheche e home dei poveri sciagurati cui tocca la pena di assistere a commenti più o meno entusiastici sul romanticismo e la bellezza di una paesaggio innevato, sulle molteplici foto di professionalmente inventatisi fotografi e dei loro pupazzi, insieme anche ai fantomatici commenti degli stessi che poi si lamentano di tutti questi discorsi sulla candida esperienza atmosferica.

Tutti ormai, certamente abbiamo raggiunto un livello di sincronizzazione ormai perfetto con il web 2.0, ma in certi casi lo facciamo, forse, senza renderci conto, né di cosa facciamo né, ancor più grave, di quello che diciamo.

Causa Maltempo.

Non è mica facile

Non è mica facile, essere qui, fare qualcosa di diverso.
Cercare di prendere le distanze dalla massa fetida dei miei coetanei, vuoto e lento gregge che vaga verso il macello.

Credere nelle persone non è mai stato il mio forte, e guardandomi intorno devo dire che la speranza non mi assale, soprattutto se è speranza nel futuro, nelle nuove generazioni, nella mia generazione, persa in inutili diatribe di fronte all'imperanza del suo ignorante pensiero.

Per questo dico: non è mica facile cercare di essere diverso, di fare qualcosa, qualsiasi cosa di attivo, qualcosa che mi permetta di sentirmi vivo, di sapere che anche se tutto quello sogno, immagino, creo adesso svanirà, almeno per certo so di averci provato, in qualche modo, in qualsiasi modo: nel mio modo