martedì 24 aprile 2012

To rome with love (ahia)

Si capisce già da subito, da quell’inizio con nel blu dipinto di blu e un vigile urbano fin troppo cartolinesco, e conseguente scrollata di capo da parte dello spettatore medio alto, che To Rome With Love non sarà Allen ai suoi massimi.

Con una canzone che è simbolo di certa Italia, con un vigile urbano non da meno, appunto inizia un film che sarebbe potuto essere qualcos’altro, visto l’uomo che stava dietro la macchina da presa.

Di certo, c’è di buono proprio il ritorno del buon vecchio Woody (doppiato per la prima volta da Leo Gullotta, che fra l’altro non sfigura, anche se Lionello era Lionello) alla recitazione, unica nota positiva, e unica delle quattro storielle degna di qualche rilievo, e dei pochi spunti interessanti di un film che altrimenti risulta profondamente stucchevole nelle ambientazioni e nella fotografia e deludente nella sceneggiatura e nelle prove attoriali (unici salvabili Alec Baldwin e la Page che è difficile da odiare).

Terminerà quindi forse qui la lunga sosta europea di Woody, con il film peggiore della stessa, che ci aveva regalato proprio l’anno scorso con Midnight in Paris un’affresco di Parigi e del passato indimenticabile e nel 2005 echi dostoevskijani con Match Point.

Parigi – nostalgia del passato, Londra – delitti a la Raskolnikov, Barcellona – passione e calore umano.

E a Roma rimangono quattro racconti fin troppo banali, fra stereotipizzazioni (che ci starebbero anche in un film di Allen, anche la New York di Manhattan era in certo qual modo stereotipizzata, ma qui contribuiscono a appesantire il tutto), fra un Jesse Eisenberg che si innamora della migliora amica della sua ragazza, un Benigni evidentemente ormai arrivato alla pura macchietta, e una coppia Tiberi (Seppia ti salvo perché sei seppia) – Mastronardo (si chiama così, quella che fa tutte le peggio fiction di rai1?) che interpreta un classico della nostra cinematografia, la coppia di provincia spaesata che arriva nella città, con una Penelope Cruz nel ruolo di prostituta maestra di vita (tema ricorrente anche questo in Allen, ma con altri risultati, solitamente).

Insomma il tutto è deludente, profondamente, e lascia echi dell’Allen che fu, e che potrebbe ancora essere.


Di certo, il tour europeo si potrebbe chiudere qui, con “il regista americano più europeo” (cit.) che torna a paesaggi più propri, che riescono sempre a far tornare i veri temi, che sono sempre stati autobiografici, di Woody, dal quale ci aspettiamo forse non un film all’anno con risultati alterni (Midnight in Paris era infatti una chicchina), ma gli affreschi metropolitani di nevrosi che ci ha regalato anche ultimamente (vedi Basta che Funzioni)



2 commenti:

  1. Veramente sta già lavorando ad un film ambientato in Danimarca.
    http://www.imdb.com/name/nm0000095/
    Teren

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