giovedì 24 maggio 2012

Buonanotte 34 (della parola che torna, sì, ma come?)

Metodi differenti per esprimersi.

Nell'era del 2.0 tendente al tre abbondante siamo comunque alla ricerca di ulteriori spazi propri ancorché virtuali per tacere la nostra voglia di trasformare idee in contenuti.

Altro che must have, altro che DIY qui siamo tornati alla parola.

Detta, sussurrata, paragrafata, tante/troppe parole ci piovono addosso come acida pioggia da riscaldamento globale.

E tutto questo non fa che distopicamente allietare il mio lato misantropo.

La fiducia sta a zero quando tutti si costruiscono opinioni come castelli di carta fradicia.

Così un'altra notte mi sarà amica, con le sue tenebre mi ricorderà che ho bisogno di pensare. Ancora.

giovedì 17 maggio 2012

Di teste che saltano (n'altra buonanotte)

Ho aperto gli occhi. Perché non vedo?

Ho messo un piede davanti all'altro. Perché non corro?

Ho riflettuto abbastanza casualmente alle sensazioni che provo quando mi accorgo della funzionalità del mio essere rispetto all'utilizzo che di queste effettivamente faccio.

Ho amplificato le orecchie. Perché non sento?

Mi trovo a credere che sia un rigetto. Una specie di sciopero inconscio.

Ho piegato le ginocchia. Perché non salto?

Forse non mi accorgo del messaggio ctonio che c'è dietro. Sono io a non accorgermi che in realtà sto facendo tutto questo senza stare troppo a pensarci.

Mi sembra di vivere in un film di Lynch. Quando in eraserhead salta la testa. È la mia.

Ho aperto la bocca. Perché non parlo?
Ho chiuso la mano. Perché non scrivo?

Perché non urlo? La mia testa è saltata

mercoledì 2 maggio 2012

Buonanotte Trentatrè

Cercavo un sogno nei meandri della mia testa.

È andata che ho trovato una realtà, abbastanza rituale ancorché casuale.

È andata che quel sogno non esisteva più, non era più vivo di ciascuno di noi, morti con ancora un rigor prettamente arbitrario.

È andata che mi è rimasto uno spasmo nervoso a testimoniare la mia volontà più che altro potenziale

È andata così, in una notte gemella di mille altre, con una luna da cartolina come testimone immemore e imperituro.