martedì 26 marzo 2013

Il grillino che è in me

Dicesi "parlare alla pancia" il costume, non nuovo, di chi con i propri discorsi riesce a rintuzzare quel fuocherello che abbiamo dentro, mai sopito, che ci istiga, muove la nostra passione politica da-bar, e ci fa pontificare.

E il guaio è che tutti abbiamo "quella" pancia, il guaio è che quel fuocherello è talvolta una brace, altre un falò su cui invitiamo gli amici a suonare la chitarra.
E se, come è altresì costume, questo sì nuovo, diamo per scontato che il MoVimento 5 stelle parla "alla pancia del paese", è ovvio che c'è un grillino in ognuno di noi.

Vorremmo tutti un parlamento che si taglia con un grillino?
Questo non so dirlo, ma è certo che l'italiano (medio, non solo il dito), si compiace quando il suo borbottio stomachevole diventa condiviso.
Detta male, quando fai un rutto a fine pasto, vuol dire che hai gradito.

Il punto è: quanto questa identificazione diventa falò e quanto invece resta brace.
Certo, intorno ad un falò è sempre bello stare, ma poi arriva la notte-quella-vera, la tragedia, e inevitabilmente, si spenge. Diventa esso stesso brace.
Se nessuno lo rintuzza.

Ecco, io credo che 60 milionii di braci non facciano un falò, ma bisogna vedere.
la bellezza dei falò sta nel fatto di essere condivisi, non ci può essere un solo fuochista, o un solo suonatore, insomma.

In definitiva c'è un grillino dentro ognuno di noi. Voi fate come volete, io ho sempre l'estintore.

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