domenica 3 febbraio 2013

Senza girarci troppo intorno (da "L'Atipico" gennaio - febbraio 2013)


Sincretismi elettorali. Avvalorati da molti crismi.
Ragioni territoriali, che non si ricordano di migliaia di morti, forse perché aldilà dell'oceano. Guerra civile. 

Siamo sempre a sud di un qualche nord, e questo può forse voler dire che non esiste più alcun nord.
Siamo tutti terroni, e non lo dico solo perché fresco di letture martiniane.
Non credo sia noncuranza, quella voglia di soprassedere.
Non credo sia sopravvalutato, il concetto di divisione territoriale, è che non lo capisco.
Viaggiare nei Pigs ti fa sentire a sud. Ma i Beatles erano nordici, e già cantavano di Pig(gie)s.
Credo nell'Unione doganale, nella libertà di circolazione. Merci, persone, porcellini.
Quelle cose che non sembrano correlate, ma invece una linea logica c'è l'hanno, come se UN nord alla fine sia UN sud qualsiasi.

Che poi diciamocelo, la rosa dei venti è una creazione artificialmente approssimativa, come quelle strade moderne ma poco battute, come opere mai finite che cercano di trovare un senso al caos, come ali di farfalla, inconscie distruttrici.
Secessioni come se piovesse, come se il chiudersi a riccio sia diventato l'unico modo di affrontare mondi che al contrario si aprono come rose appena schiuse. Come occhi appena svegli. Come se il guardare se stessi sia diventato unico modo per giudicare gli altri.

Ossimori, contrari costretti a stare affiancati. Come punti opposti di poli forse più vicini di quel che si pensi.
Come quei troppi nord e sud che ci circondano, e che spesso tirano in ballo anche oriente e occidente, in una lotta fratricida che mai avrà fine.
Parole, segni poco tangibili di conflitti mai risolti.
Westeros non esiste, ma è dietro l'angolo.
Girarlo, quello è il problema.

Ambizioni medievali seducono ancora, esplicitando fascini populisti, e il ciclo si ripete senza fine, in attimi mai conclusi in sé, ma complementari, come quei due poli che si guardano da lontano, perché riescono solo a osservare davanti a sé.
Ciò che mi sta davanti, laggiù, potrà mai essere la stessa cosa che mi sta dietro, spalla contro spalla?
Girarsi, quello è il problema, ci accorgeremmo tutti di essere più vicini.

Egoismi di maniera zittiscono ancora i più naturali istinti fraterni, sic et simpliciter ci troviamo sempre di fronte ad una scelta, che non è mai condivisa, ma sempre invisa, in squadrate mura di odi immeritati. Più che cerchi, spigoli da lasciarsi indietro.
Aggirarli, quello é il problema.

Nessun commento:

Posta un commento