sabato 13 aprile 2013

E il domani? (da L'Atipico Marzo-Aprile 2013)

Ieri è stato oggi.
Oggi sarà ieri.
E il domani?

Che sia forse questo il problema, in realtà? Se ne parla sempre tanto, di domani, ma in fondo siamo molto più legati all’oggi, che ci attanaglia materialmente, nel corpo, e ieri, che invece ci affascina con il dolce speziato e/o spietato ricordo.
È chiaro, lampante.
Non posso prescindere dall’ora, dal qui; sarebbe come annullarsi.
Non posso altresì lasciare che ieri se ne vada via senza mai voltarsi a guardarmi, sarebbe come resettarsi.
Forse, l’unica cosa di cui posso fare a meno, è il domani.
Forse.
Perché in realtà, se l’oggi nell’essere già in a(da)tto è forse già ieri, e ieri è già ricordo, l’unica volontà che posso esercitare, l’unica velleità rimasta di libero arbitrio, è proprio quell’incerto e mai sicuro domani.
Quella sensazione di lasciarsi trasportare dagli eventi, o perfino dai sogni, proiezioni che da ieri si riflettono e rispecchiano al futuro.
E sarà ingiusto, ma vorrei poter vivere in un film di fantascienza, vorrei poter dire di aver già oltrepassato una linea qualunque, meglio se quella linea, che divide inutilmente oggi, ieri e domani.
Vorrei poter dire, non sono mai esistito, ma sarò qui.
Vorrei poter urlare, cosa sarò, e potermi dare una risposta-che-sia-una.
Vorrei poter sussurrare parole senza che queste si frantumino, nel momento stesso in cui escono.
Volere. Potere.
Due scogliere lontane in cui si frangono onde troppo alte, che le ingoiano quasi sempre con le loro fauci enormi.
Due specchi vicini, che deformano la realtà.
Due opposte visioni del mondo.
Volere e potere.
Ieri e Oggi.

Ogni domanda ha una risposta.
Ma arriverà domani.


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