giovedì 7 giugno 2012

Delle scarse abilità cromatiche del manicheismo (da "L'Atipico" maggio-giugno 2012

Ad essere sincero, il manicheismo non mi è mai andato giù.


Lo yin e lo yang, il bene e il male, bianco e nero, ma soprattutto rosa e blu.


La comprensione del reale mi è sempre sembrata molto più complessa di una mera suddivisione in binari, anche se questi si uniscono, tagliano, incrociano, non si trovano mai, insomma condividono spazi abbastanza fittizi e occasionali.


Così, come le donne sono sia streghe che principesse, o nessuna delle due, anche l’uomo è condannato a essere un eterno pendolo tra rospaggine e principesca attitudine.


Insomma, bando alle ciance, sappiamo tutti di avere dei momenti paludosi e dei momenti azzurro/bluastri/disneyani; la virtù, come direbbero alcuni esponenti del (già) fu Terzo Polo, sta nel mezzo.


Dobbiamo cercare di limitare l’uno e l’altro estremo, così da essere simpatici animaletti viscidi, ma allo stesso tempo bellocci nobili a cavallo; ovviamente, e anche questo si sa, tutte queste preoccupazioni sono legate all’altra metà della mela: a tutte le streghe e principesse che con uno sguardo ci fanno capire quale delle due parti interpretare.


Insomma non solo rosa e blu; in ogni caso il manicheismo non è un gran pittore, visto e considerato che questo mondo è ormai diventato una tavolozza arcobaleno, nella quale noi cerchiamo la giusta combinazione tra mille per indossare quella maschera colorata che ci tiene in vita.


Niente Yin, niente Yang, niente rosa niente blu.


Assurdamente casuale, razionalmente mescolato, fra rospi baciati e principesse con strane rimembranze di stregoneria, è questo il mondo in cui ci ritroviamo a vivere, fra pregiudizi reciproci e legittime diffidenze.



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