giovedì 14 giugno 2012

Elucubrazioni Mattutine 21 (o della normalità che appassisce)


Lungamente ho cercato di dissimulare l’evidente manipolazione compiuta ai danni di svariati me, più o meno reali.

L’ho fatto, e lo continuo a fare, per credere di dare un ordine, molto arbitrario, a deliberate voluttà quotidiane, chiudendole nella gabbia della quotidianità, dando loro lauti pasti di perbenista normalità, inquadrandole in una vita non proprio loro, non proprio mia.

Certo è proprio così che vanno le cose, cercare di adattare il proprio sé al contingente (o tale forse apparentemente); cercare di trovare una barca, non importa che sia zattera o yacht, perché si è stanchi di nuotare; salire a bordo, e dimenticarsi poi di quant’era bello stare in acqua, faticare, ma poi vedere quella luce nella quale lasciarsi andare.

Come ho già scritto e pensato molte volte, indossiamo sempre delle maschere, più o meno attinenti alla faccia che c’è sotto; le indossiamo, e molte, troppe volte ci dimentichiamo che quello è solo un ruolo, che rischia di collimare, di assumere in sé tutto, proprio per questa fatale amnesia, o volontaria scelta, chissà.

Ma ci sono dei momenti, delle notti soprattutto, nelle quali, soli con noi stessi, infine comprendiamo, vediamo, in un’ansiosa condizione di malessere, perché, magari in sogno, abbiamo visto qualcosa che ci rimanda alla vera dimensione, “smascherata” dall’abitudine e dalla noia, qualcosa che parla dritto alla nostra vera faccia, e guardandola negli occhi le sussurra la chiave di volta; il cielo si rannuvola inizialmente, ma solo per poi rischiararsi.

Forse, perlomeno per una giornata, passata poi a rimuginare e a riflettere, forse troppo.


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