lunedì 11 aprile 2011

C'E' QUALCUNO LASSU'? C'E' NESSUNO? (da "L'Atipico" luglio - agosto 2010)

Osservo questo cielo, l’unico che possa vedere, l’unico cui possa rivolgere lo sguardo, e penso al supereroe che potrebbe salvare questo mondo dalla rovina. Forse Batman, col suo mantello scuro, la sua macchina tamarra? Forse Spiderman il riflessivo, che sa che “da un grande potere derivano grandi responsabilità? Forse Superman, il supereroe più supereroe di tutti? Forse ancora gli X Men, i Fantastici Quattro? Prescindendo dalla lotta tra DC comics e Marvel, è a quel cielo che mi guarda, che io guardo, che rivolgo la mia domanda. C’è qualcuno che può fare qualcosa?
Certo che è facile star qui senza far niente, ad aspettare un supereroe che venga a risolvere guai che di certo lui non ha creato. Avrebbe il suo bel da fare, il Nostro, se tutti stessimo lì a reclamarlo come se lui fosse l’unica vera soluzione a tutti i nostri problemi, dalla lavatrice rotta alle punture di zanzara (di questi tempi un Super Autan non farebbe schifo). Ma non arriva nessuno. Niente. Solo tante stelle, in cielo, questa sera, preannuncio di un’altra giornata sotto allerta meteo (come se non sentissimo il sudore che ci blocca non appena facciamo un passo).
Supereroe. Semplice come a una parola associamo subito un significato, uno o più. Semplice come quello che a me fa venire in mente Spiderman, Batman o Superman a un altro possa far venire in mente il vicino, l’amante, Dio. Ché in fondo è un supereroe pure lui, no? Sto scrivendo parole, le accoppio per dar loro un senso, che forse non conosco nemmeno. È un modo per dare spazio ai miei pensieri più nascosti, a quelli che quando sei al bar a prendere un caffè non puoi esternare, e che se rimanessero dentro la mia testa esploderebbero, e allora sì che ci vorrebbe un supereroe, per sbrogliare una matassa infinitamente più complicata del mondo intero: una mente umana. Così sono costretto a pensare che forse, e forse è banale pensarlo, i veri supereroi siamo noi. Creiamo problemi che poi riusciamo quasi sempre, o almeno speriamo di riuscire - vedi BP, maledetti! - a risolvere. Dalle nostre teste escono personaggi che in realtà non sono nient’altro che proiezioni di tutto ciò che vorremmo essere, ma non siamo (anche questa mi sa che è già sentita), supereroi che in fondo sono come noi, fragili, stupidi, imbecilli esseri umani, che fanno di tutto ogni giorno per essere vivi, per sentire quella scintilla, quel brivido indescrivibile che si prova quando si salva la vita a qualcuno, o si da un euro a chi ne ha veramente bisogno, quella scintilla che ti fa credere di essere qualcosa di più che una semplice accozzaglia di stimoli nervosi.
Tutti noi siamo supereroi, ed è questo che ho scoperto, guardando questo cielo, che forse è l’unico che poss(iam)o vedere, ma anche l’unico dal quale poss(iam)o sbirciare la nostra immagine riflessa; come il lago che piange quando scopre che Narciso è morto, e alla domanda se lo faccia per quell’essere meraviglioso che si specchiava alle sue sponde, replica che in realtà piange perché negli occhi di quel giovane vedeva riflessa tutta la propria bellezza, quella che non aveva mai visto prima. E forse sarò troppo ottimista, ma credo che se ognuno di noi si guardasse più spesso a quello specchio naturale che è il cielo, e vedesse un supereroe in tutte le cose che fa, e soprattutto in quelle che potrebbe fare, beh, forse Hollywood farebbe molti meno film, ma il mondo prenderebbe una piega diversa, con 7 miliardi di Supermen.
PS: Nonostante abbia chiuso il pezzo con Superman, io tifo Marvel!

A.B.

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