lunedì 11 aprile 2011

CREARE ORDINE DAL CAOS (da "L'Atipico" di settembre - ottobre 2010)

L’ iPod suona. Martella nelle mie orecchie melodie, suoni, urla, parole, che sono in realtà finte. Nessuno sta suonando, urlando, parlando.
Tutto questo mi corrode.
Tutto questo non mi fa bene.
Tutto questo mi uccide.
Non so, forse l’atmosfera, forse la gente che vedo, mi fa perdere la speranza.
E come la mia vita, solo più lentamente, tutto sta finendo.
Tutto muore.
Vero? Falso?
L’iPod continua a suonare, mi basta un tocco e faccio partire qualsiasi concerto, qualsiasi gruppo, celebre, celeberrimo, un tocco, ed eccolo, una cuffia inserita in un orecchio, e via.
La musica, forse l’arte in genere, gli ideali (???) sono le uniche cose eterne.
Di certo noi non lo siamo mai stati né lo saremo mai, impegnati come siamo a immaginarci cosa ci sia dopo la morte, non pensiamo, non contempliamo l’idea più ovvia, cioè che fondamentalmente, inesorabilmente, come tutto ciò che ci circonda, semplicemente spariamo. Ci crediamo superiori, onnipotenti, ma niente. Tutta l’umanità non è servita per farcelo capire.
I fiori appassiscono. Gli alberi si seccano. Anche il mondo sembra morente, ucciso dalla nostra incuranza. Tutto se ne va, in un modo o nell’altro, con le cattive e con le buone, semplicemente o curiosamente. Quella musica che ora ascolto è eterna. Certo, sono io che lo sto pensando, io che la rendo tale. Io che in una serata di fine estate invece che andare in giro a bere o a mangiare me ne sto qui a pensare all’eternità di una canzone dei Beatles, che in quanto esseri viventi sono già morti o moriranno.
Tutto questo è ingiusto.
Sbagliato, direi, se non fosse l’unico modo in cui vanno realmente le cose.
È così, e non c’è niente da fare. Noi ci ingegniamo, siamo dei fottuti geni, scriviamo dell’ottima musica, che si accoppia con semplici parole, e tutto questo diventa sublime, quelle frasi e quelle note insieme sono armonia pura, e poi noi scompariamo, lasciando lì, intatte, ETERNE, le nostre creazioni.
C’è da non uscirne sani.
Facciamo che io sono un pittore. Uno scrittore. Generazioni e generazioni di persone come me mi hanno indicato una via. Io potrei essere l’atto conclusivo, colui il quale ha nelle proprie mani e nella propria testa la perfezione, quella con la P maiuscola. Facciamo che sono Van Gogh, Beethoven, Dostoevskij o Kafka o i Beatles.
Io passo tutta la mia esistenza sulle mie creazioni, cui IO ho profuso vita, e queste mi sopravvivono?
Se solo lo avessi saputo!
Probabilmente avrei fatto lo stesso.
Sì, perché loro possono sopravvivere a me, ma io muoio con loro, cullato dall’orgoglio di aver fatto qualcosa di inimmaginabilmente bello, di aver creato qualcosa, in definitiva di aver VISSUTO.
E così scopro che è facile sapere cosa fare, quando sai che fare.
Devo creare qualcosa che mi renda orgoglioso di aver respirato anche se per poco quell’aria che fa funzionare alla perfezione il mio corpo. Devo creare qualcosa di perfetto. Devo vivere.
Sì, io esisto in funzione di quello che creo, di quello che esce dalla mia testa, dalla mia penna, dalla mia voce, dalla mia chitarra. Da quello che il mio cervello è in grado di fare.
Dare un senso alla propria vita, tutt’a un tratto, è come avere un mazzo di carte, metterle sopra ad un tavolo, mescolarle e poi accorgersi che si ritrovano vicine quelle dello stesso seme.
Creare ordine dal caos.
C’è da non uscirne sani, ho sempre pensato, ma ora ho capito che è così che funziona, e non è ingiusto per lo stesso motivo per cui non è sbagliato, è l’unico modo in cui vanno realmente le cose. Punto.
Creare ordine dal caos, umile e silenzioso compagno di ansie giovanili di una tranquilla serata di fine estate, è scoprirsi artefici della propria esistenza, anziché spettatori inerti di un film chiamato vita, é in definitiva essere quello che si è, dopo averlo scoperto, naturalmente.
Non tutti siamo Van Gogh, Kafka o i Beatles, ma tutti siamo complici di non aver capito che si può essere eterni, sì, ma prima bisogna aver vissuto, che si può sapere cosa fare, ma solo dopo aver scoperto perché farlo.
Creare ordine dal caos.
Scoprire noi stessi.
L’iPod sta ancora suonando, martellando, etc. etc.
Tutto questo mi rinforza.
Tutto questo mi fa bene.
Tutto questo mi fa sentire vivo.


A.B.

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