lunedì 11 aprile 2011

SPERO DI NON DIMENTICARLO MAI (da "L'Atipico" Novembre Dicembre 2010)

Radicato nella mia memoria c’è lo spazio tra la poltrona e la tv, la lunga attesa prima del sonno, ci sono io quattordicenne ai blocchi di partenza, in corsia 4 a Imperia alle Nazionali di nuoto, ci sono tutti gli amici che non si sono rivelati tali, quelli che sì, invece, quelli che no, forse, chi lo sa, magari fra vent’anni li sentirò ancora, ché Facebook l’hanno inventato apposta, no? C’è il sapore del Natale, l’odore dell’autunno, ci sono i Fabriano ruvidi che nessuno sapeva perché ce li si ritrovava sempre in casa nonostante non servissero mai, e quelli riquadrati per Tecnica, che se li rigiravi andavano bene per altro.
Radicato nella mia memoria c’è l’asilo, che il babbo e la mamma ci potevano entrare solo per le elezioni, c’è il prolungato alle elementari, e poi le medie, la scoperta della musica e della letteratura ad un certo punto (non si sa mai quando avvengono i passaggi così importanti, perlomeno non si ricordano - nella mente rimane solo uno spartiacque, un prima e un dopo, ti ricordi solo di essere già nell’altra riva, ma non di aver oltrepassato un ponte), e tutte le persone che ho incontrato, incontro e incontrerò – con cui quotidianamente mi trovo ad avere a che fare, che lo voglia o no – ridotti a facce, incontri, contatti.
Radicati nella mia memoria ci sono gli amori, le delusioni, la prima volta che ho capito che se appoggiavo una penna ad un foglio la mano improvvisamente si muoveva e, cosa ancor più incredibile, dopo qualche minuto mi sentivo come se avessi gridato per quaranta, di minuti.
C’è l’evoluzione della mia vita, nella mia memoria, ci sono io, quello cui non bado quasi mai.
Ci sono tutte le canzoni, i libri, i film che amo.
C’è tutto quello che volevo essere, ma non sono diventato, quello che vorrei essere e forse diventerò, ci sono i miei sogni e i miei incubi, c’è chi non sopporto e chi adoro.
Radicato nella mia memoria c’è tutto quello che sono stato, c’è il mondo che mi è toccato, quello che non ho voluto e (da un po’) quello che voglio.
È come un lapis che continuo ad appuntare, anche se so che non si consumerà, come un fuoco che continuo a riattizzare, anche se so che non si spengerà, un albero da frutto con radici molto profonde.
C’è una storia, la MIA, ma spesso non me lo ricordo.
Radicato nella mia memoria c’è un bambino che non riusciva a sognare e un ragazzo che non vuole smettere di farlo.
Ho appoggiato la penna ad un foglio, la mano si è mossa. Ho gridato senza averlo effettivamente fatto.
E adesso mi sento meglio
Spero di non dimenticarlo mai.


Non guardatemi mentre declamo malinconico come un qualche ragazzino incomprensibile; io so dal mio respiro di che cosa parlo, e quel che ho visto ha bisogno di essere detto (Jim Morrison, Tempesta Elettrica)

A.B.

Nessun commento:

Posta un commento