sabato 24 marzo 2012

Elucubrazioni mattutine 20

Dal dibattito sull’articolo 18 e riforma del lavoro ne emerge uno ancor più ampio e di portata più generale, che è quello, di eterna attualità in un paese raimediaset (come direbbe Lopez al buon vecchio René Ferretti su Boris – la concorrenza non esiste, siamo noi etc) dipendente, sull’informazione, o meglio, sulla disinformazione imperante.

Si può parlare ancora di lotta di classe? Di monetizzazione del lavoro? (mah)


Stiamo cercando veramente di andare avanti, di diventare un paese moderno, oppure siamo sempre qui a sindacalizzare (o meglio a farci sindacalizzare), a cercare il compromesso, a ripetere per l’eternità vecchi tabù, ormai obsoleti e anacronistici?



Tutte queste domande si riflettono sulla non informazione del popolo italiano, abituato da decenni di duopolio informativo ad ascoltare con “le antenne ritte” la cronaca, la spettacolarizzazione del “dagli allo straniero” etc, e ad andare in standby, con la lucina rossa (che anche l’uomo ce l’ha, e non la spegne nemmeno), quando si parla di dibattito politico, “che tanto so tutti uguali”, “che parlano in politichese”, “Fornero al cimitero” e via dicendo.

E non che se non fosse in standby l’italiano medio ci capirebbe qualcosa, attanagliato dalla partigianeria di tutta la tv “generalista”, sempre e comunque incline ad assecondare secondo la spartizione ormai consolidata negli anni, e oggi mascherata da logica politica di pari opportunità, per cui rai 1 si sa da che parte sta, e rai 3 ugualmente; poi che si possa preferire la sinistrorsa e comunque molte volte maggiormente adatta a prendere il nome di servizio pubblico terza rete, rispetto alla scadenza (ormai già consumata preferibilmente) dei prodotti del primo canale, fra trash tendente all’infinito e fiction assurdamente malfatte e palesemente idiote (anche qui Boris torna in mente imponente) è un’altra cosa.



E sulla vicenda a tratti indecente della resistenza su un punto dell’articolo 18, unica parte su cui sembra incentrarsi certa opinione pubblica di una riforma ben più ampia e complessa è emblematica.

La conferenza stampa del ministro, integrale, trasmessa da SkyTg24 (e anche, a onor del vero da RaiNews), con successive analisi di esperti di tutte le opinioni a riguardo, sarebbe ben più educativa, e soprattutto esplicativa.

Combattere la disinformazione è una gara persa, in uno stivale annacquato com’è il nostro paese, dove ci si appassiona a vicende cronachistiche ma si è perso ogni senso civico e civile del parlare perché si sanno le cose; un paese dove la politica di ambito giovanile è emblematica al riguardo, oscillante tra una sinistra ancorata al “no a prescindere” e una destra assolutamente e ideologicamente inadatta a esprimere qualsivoglia opinione.

Problemi che, forse, con un po’ di informazione oggettiva in più, e con una maggiore coscienza da parte del tanto declamato popolo sarebbero certamente più facilmente risolvibili.





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