Il buongiorno si vede dal mattino, dicono.
Innanzitutto mi sono svegliato tardi, che è uguale a dire
mezza giornata persa, ore in meno per studiare, per fare cose, vedere gente
(citando il buon vecchio Nanni, nominato giustappunto ieri presidente della
giuria di Cannes, sua vera patria).
Equivale a dire che la notte è stata infausta, o in ogni
caso non foriera del consiglio o del riposo necessari a svegliarsi presto e
affrontare “di petto” una nuova giornata, una domenica che si presenta dalle
tinte piuttosto fosche, all’esterno come all’interno.
Equivale ad ammettere che il tuo doppio cazzone vorrebbe
uscire, anche se tenti sempre di incarcerarlo, di rinchiuderlo, che vuole avere
la sua epifania, come il sole che questa mattina appare un po’ stanco, come non
avesse più la voglia di continuare.
Ma in fondo, mi sono svegliato solo un po’ tardi, e sto
facendo le solite “elucubrazioni mattutine”, senza sapere veramente il perché e
senza sapere nemmeno se queste abbiano un senso, e se non siano in realtà solo
schermi dietro cui mascherarmi, mura dentro le quali rifugiarmi per non
affrontare l’inaffrontabile.
Sono stanco, nonostante l’ora in cui mi sono alzato da quel letto, ma stanco di una stanchezza
atavica, quasi irrimediabile.
E potrei rimediare, e so come, basterebbe farlo.
Alessandro Berrettoni
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