mercoledì 15 febbraio 2012

Elucubrazioni mattutine 14 (o della deriva sanremese degli italiani)

Io non ho visto Sanremo, né lo guarderò, ma in questa settimana tutti, anche e soprattutto critici e intellettuali insospettabili sembrano sintonizzati solo su quello sprazzo di trash, populismo e musica sempre uguale a sé stessa da tempo immemorabile; tutti lì, per poi magari lodarne l’anima pop(olare) e massiva, oppure criticarla, ma poi sempre e comunque con la televisione accesa proprio in quel canale.

In tempi di vacche magre, con un Super Mario che bacchetta l’olimpiade (nessuno l’avrebbe fatto, ammettetelo, politici “veri” – e doveva proteggere i poteri forti?), è davvero necessaria questa specie di baracconata del peggio del nostro paese?
È davvero necessario riproporre sempre i soliti quattro “vecchi” volti noti che ripetono sé stessi e mai si evolvono, impomatati pseudo vati che alla fine non hanno mai niente da dire, se non farsi profeti della finta provocazione, magari facendo una patetica summa delle dicerie da bar, del populismo alla grillo, della reticenza a tutto ciò che è modernità?

Lo scollamento col paese reale è ormai immensamente grande, ma le persone comuni sembrano non accorgersene, visto che comunque siamo a cifre di audience paurose, ed è questo il problema; guardare Sanremo nella mente degli italiani è l’essenza stessa dell’esserlo, italiani.

Quello che va in onda lì in questa settimana, nel bene e nel male è quello che siamo, è il nostro peccato originale, e hai voglia, Mario, a voler cambiare l’Italia, ma gli Italiani è da Cavour che vanno fatti, e non sarà affatto facile.


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