martedì 7 febbraio 2012

Elucubrazioni mattutine 11

Lo straniero o uomo enigmatico di Baudelaire direbbe che l’unica cosa che ama sono le nuvole, che passano lontano.

Certo è che quando si parla di amore non inteso come sentimento eterno ed etereo verso un’altra persona, si rischia di cadere spesso nel banale, oltre che in accuse di materialismo spicciolo.

Ma si può amare l’inanimato? Possiamo attaccarci a tal punto a oggetti, o addirittura, come nel caso dello straniero del poeta “maledetto” a cose visibili, ma nemmeno tangibili?

Ovviamente, come al solito, mi pongo domande, quesiti fin troppo importanti, forse prendendomi troppo sul serio, e arrivo al punto che mi chiedo che senso abbia imprimerle su un foglio, dar loro una fisicità anche solo virtuale, renderle ordinate, mettendole nero su bianco.

Certo il senso di tutto questo non è trovare risposte a domande finanche comuni, forse è solo farsi delle domande, pensarci, rifletterci e, girandogli intorno, arrivare a limare il circostante per renderlo a misura nostra, affinché le troppe domande (molte forse inutilmente poste) diventino poche certezze (alcune forse inutilmente scovate).



Amare le nuvole, perché passano e perché meravigliose, è certamente premura nobile di uno straniero baudelaireiano, che, solo nel mondo, alza lo sguardo e le vede là, imperiose e necessarie; la sua vita dipende anche da loro.

È forse anche questo l’amore: non riuscire a prescindere da qualcosa, o da qualcuno: essere totalmente, e completamente, nelle sue mani, nella sua volontà, che spesso è contingenza.





1 commento:

  1. probabilmente si può amare SOLO l'inanimato; solo le cose visibili, ma nemmeno tangibili, solo così l'emozione è coerente. Non si può applicare l'intangibilità a qualcosa di concreto, sarebbe come dire che ci si può riempire la pancia con un'idea.

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